La casa rossa



Si tratta di un fatto storico che ad Alberobello attendevamo da anni, esprimo la gioia di un paese intero per una notizia bellissima.

Sono onorato che questo provvedimento arrivi durante il mio mandato, ma voglio ricordare che si tratta dell’approdo di un cammino iniziato molti anni fa, una battaglia storica compiuta dalle ultime amministrazioni alberobellesi. Ora il nostro sogno di fare della Casa Rossa un luogo della memoria si fa più concreto.” Con queste parole il Professor Bruno De Luca, Sindaco di Alberobello, ha commentato la decisione con cui il Ministero per i Beni e le Attività Culturali ha sottoposto a vincolo di tutela in quanto immobile di interesse storico artistico, la ex Fondazione Gigante, meglio conosciuta come “la Casa Rossa”, la masseria sita nelle campagne di Alberobello tristemente nota per avere ospitato, negli anni della seconda guerra, un campo d'internamento e smistamento.

È una storia avvincente e avventurosa quella della Casa Rossa di Alberobello: grande masseria a due piani, con scantinati e circa trenta stanze di diversa ampiezza, la Casa Rossa fu costruita sul finire dell’ottocento per volere di un sacerdote locale dell’epoca, padre Francesco Gigante, per ospitare un istituto agrario. Non è chiaro il motivo per cui chi la costruì scelse di dipingerne i muri esterni non con il caratteristico bianco calce che tradizionalmente distingue le costruzioni agricole della zona dei trulli, ma con un più raro color amaranto; è un fatto però che fu proprio questa decisione a dare alla Masseria Gigante, molti anni dopo, il nome Casa Rossa, con cui è oggi nota.